L'Aquila è viva... e già questa, dopo 10 mesi di silenzio è una notizia.
Settimanalmente riceve le cure amorevoli dei suoi cittadini che raccolgono con mezzi vari, soprattutto mani, quello che il 6 aprile, e non solo, ha gettato a terra.
La terapia è varia, almeno quanto il genere umano accorso ieri a lavorare sulle macerie: studenti, anziani, telecamere, monsignori spalatori, clown, trampolieri, callarelle, picconi fiorentini, teleoperatrici francesi, bambini con carrelli di plastica, architetti, associazioni alla ricerca di una Piazza, zuppa di ceci, un tendone bianco, un cagnolino che girava sulle macerie, Sallustio scarriolante, la signora Lucia, gente a passeggio, Piero con Aurora di un anno sulle spalle...
Non basta una carriola per risolvere il problema, lo sappiamo bene - siamo terremotati mica scemi... - ma sappiamo anche che le quasi 20 tonnellate rimosse dal cuore della città le permettono di ricominciare a respirare... siamo lontani dalla guarigione, molto lontani...
ma l'amore aiuta, e picconate e palate sulle nostre macerie sono carezze all'Aquila...
Lei comincia a stare meglio, ve lo garantisco... e con lei anche io...
La terapia della carriola carriola va avanti da tre settimane, sembra lontanissimo il giorno di San Valentino, quello in cui gridammo "L'Aquila è nostra", per la prima volta, a Piazza Palazzo.
Tre settimane, dallo stesso tempo ho ripreso a respirare, a poter fare ordine. Quello che succede con i coppi e i mattoni riesco a farlo con me stessa: le paure da una parte, il dolore poco lontano, poi gli abbracci, le nuove amicizie, il coraggio, la fatica, il sorriso del mio uomo del ferro tutto insieme, tutto da riutilizzare subito nella settimana entrante... fino alla prossima domenica
L'Aquila c'est moi!
lunedì 15 marzo 2010
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1 commento:
Beh, in fondo anche il mare è fatto di piccole gocce d'acqua.
Una carriola oggi, una carriola domani...
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