mercoledì 30 luglio 2008

Il non amore

Il non amore è una malattia... ti toglie il sorriso, la voglia di andare per il mondo sorridendo, l'ambizione di piacerti guardando la tua immagine allo specchio.
Il non amore è la schiena contro il tuo viso nello stesso letto, sono i tuoi errori continuamente sotto i riflettori, la sensazione di essere sbagliata dalla prima azione del mattino all'ultimo pensiero la sera.
Il non amore è una cena senza parole, sono due lacrime che non riescono a uscire, la voglia di urlare quello che c'è nel tuo cuore, tutta la voglia di carezze che non puoi dare, tutti gli abbracci che ti sono stati tolti, tutti i tuoi meriti che diventano armi o colpe.
Il non amore è il ricordo della passione che ti arriva in una stanza fredda, sono le coperte di un letto non rifatto e pigro, il gocciolio del rubinetto che perde, due parole buttate lì senza cura.
Il non amore: una luce che si spegne e le labbra serrate e tu che avresti voglia di vivere e ridere e correre, la mano stretta in quella della persona con la quale hai deciso di percorrere la tua strada, giorno dopo giorno, difficoltà dopo difficoltà e gioia dopo gioia.
Il non amore è vedere il futuro disfarsi sotto un presente pesante, grigio, brutta copia dei tuoi peggiori pensieri e incarnazione delle tue dense paure.
Il non amore ti rende brutta, grigia, stanca, pesante... ma anche il non amore, come l'amore del resto, finisce.
Dal non amore si guarisce, un colpo di reni e di nuovo a testa alta incontro alla vita, il sangue ricomincia a scorrere e la vita riprende.
Il non amore è l'unica malattia, credo, dalla quale si può gurìarire esclusivamente da soli, l'antidoto è il nostro stesso cuore, la nostra storia, i nostri sogni e la nostra forza.

Ho appena finito di leggere L'altra verità di Alda Merini, il racconto dei suoi 10 anni in manicomio, il luogo in cui i "non amati" venivano accolti. perfino lì dentro, fra elettroshck e antidepressivi, medici ottusi e violenze gratuite, lei, non amata, ha trovato l'amore, la medicina al suo male, le margherite e un desiderio fatto di purezza.
Anche lei nata il giorno delle viole.

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

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