Quatrani, quatrane e lorsignori non scateriati...
vi racconto un po' com'è la vostra città mentre voi dormite ancora...
Da Pianola l'alba è uno spettacolo meraviglioso... fosse pure vero che c'è un'ora di luce in meno rispetto al centro, la vista ripaga.
Il cielo è rosa, la montagna azzurrina, qualche laccio chiarissimo che sfuma. L'aria, in questi gioni, comincia a profumare di terra, le strade sono coperte dalla brina. I lampioni ancora accessi si spengono un po' alla volta. Da lontano, pare ancora tutto al suo posto.
Alla Rivera, alle 6 del mattino, lo scrosciare dell'acqua è l'unico rumore udibile...è brioso e intenso, se ne frega dei puntellamenti e delle impalcature... è sfrontato e birichino.
Un po' più in là a terra giacciono le pietre delle mura di cinta abbandonate, ogni mattina mi domando se ne cadano ogni giorno di nuove o se siano sempre le stesse. Di fronte, sullo spartitraffico di fronte all'autoparco comunale ci sono sempre delle cornacchie... l'accostamento con le pietre a terra a due metri non è male.
Poi cominciano i palazzi, moltissimi sono imbracati in impalcature che sanno di guarigione, altri mostrano ancora i loro interni, altri ancora sono lì, nel limbo, qualche crepa e le auto parcheggiate sotto. Una finestra illuminata ad un secondo piano, si capisce che è una cucina... qualcuno sta facendo colazione, e magari controlla, se ci sono state scosse nela notte.
Le strade alle 6 sono molto più vive rispetto a prima del 6 aprile 2009.
Allora giravano solo i camion per la pulizia delle strade e dei cassonetti, qualche autobus che raggiungeva i paesini per portare gli studenti, i mezzi delle forniture dei supermercati. Nessuno a piedi, se non qualche fanatico della corsa. C'era sempre un clochard con il suo cane fra le 99 cannelle e la stazione.
Oggi invece le strade alle 6 sono piene di uomini, pochi italiani, mi pare, molte facce olivastre e chiarissime. Camminano con una borsetta in mano o aspettano in un punto preciso che qualcuno passi a prenderli. Molti furgoni e mezzi pieni di lavoratori passano.
Sono loro che stanno lavorando alla messa in sicurezza della città e a quel minimo di ricostruzione che è partita.
Ogni mattina quando vedo queste persone da sole e già stanche nel passo, mi domando dove abbiano dormito, mi chiedo se anche loro amino l'alba sul Gran Sasso quanto me o se impareranno mai a farlo.
giovedì 2 settembre 2010
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