Da 'stamattina sulla nostra testa (mia e dei miei colleghi) girano una quantità indefinita di elicotteri. Sono quelli che vigilano sulla manifestazione degli studenti che è partita da piazza Esedra (si lo so, si chiama piazza della Repubblica, ma io sono una nostalgica e me ne vanto) ed è arrivata quì a Trastevere, di fronte al ministero della Pubblica (d)istruzione.
Ho dedicato la mia pausa pranzo ad un semplice sopralluogo da cronista... e invece... ho scoperto di essere una giovane donna a metà fra gli anni in cui per strada dietro agli striscioni c'era lei e quelli (forse un po' più lontani in effetti) in cui a manifestare saranno i suoi figli.
Lor signori non vadano troppo lontano con la fantasia, parlo dei miei figli in senso lato. Mi sono resa conto di cominciare ad essere preoccupata per il futuro, e non solo per il mio, ma per quello di chi verrà, insomma, per le generazioni future, per i figli dei miei colleghi, delle mie amiche, di mia cugina che vanno all'asilo (... sì, lo so che l'asilo non esiste più, ma come dicevo sono una nostalgica) e che anzi, in molti casi sono ancora troppo piccoli.
Penso a Giuseppe, Matteo, Angelo, Titti, Tommaso, Chiara, Francesco, Davide, Roberto, Gioia, Pietro, Miriam, Elisa, Teresa, Giosuè, Giorgia, Alessandro, Benedetto, Filippo, Chiara e Nicolas... ad Asdrubalina, che aspetta un vero nome nell'attesa di uscire dalla pancia della mamma... e, lo confesso... anche a Viola.
Mi domando che mondo vedranno fra qualche anno, dove vivranno e cosa riusciremo ad offrire loro noi che siamo/saremo "i grandi" e che sembriamo a volte ancora così inutili per la società.
Ricordo le occupazioni della metà degli ani '90, il liceo completamente vuoto e la palestra incredibilmente piena di ragazzi, le autogestioni e le manifestazioni per il corso della mia piccola città... a confronto con oggi i rischi che scuola e università correvano allora sembravano piccoli, eppure, forse, questa "riforma" è frutto della poca cura e attenzione di quegli anni.
In piazza e dentro le palestre occupate, noi adolescenti ci sentivamo degli eroi, vivevamo la nostra Iliade e resistevamo ai vari moniti del vicepreside Di Giorgio come prodi troiani davanti ad Ettore.
Non entro in una scuola da più di un decennio, da qualche anno neanche dentro un'università... mi domando se all'università ci entreranno i miei figli... se io sarò in grado di permettere loro quello che i miei, non senza sacrifici, hanno permesso a me...
senso di nausea...
mi rimetto a lavoro... è la cosa meno inutile che riesco a fare in questo momento, ma con il cuore sono lì con gli studenti di fronte al ministero.
giovedì 30 ottobre 2008
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3 commenti:
Chiara e Nicolas ringraziano per il pensiero...
Ciao
ti prego non ti ci mettere pure tu co' asdrubalina!!! Ha detto Tommaso che si chiama Aurora!!!!!
ciao!
Secondo me il bambino è stato indottrinato, oppure si è sottomesso alle silenti e insidiose istanze materne! Comunque... Aurora mi sembra una cattiveria nei confronti di tuo marito! Una cosa senza erre tipo Lucia?
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