Ho aperto per la prima volta un libro di Calvino quando mia madre, 15 anni fa' mi regalò Il barone rampante. Poche pagine e cominciò il mio rifiuto... poco tempo fa' un titolo che mi tentava da un po' ha avuto la meglio e ho comprato Gli amori difficili... confermo il rifiuto che ebbi a 13 anni... la letteratura di Calvino mi respinge. Comunque... in questo periodo mi sto allenando al rigore e quindi ho continuato la lettura.
Mi sono imbattuta così in L'avventura di due sposi... racconto drammatico o bellissimo, ancora non so dirlo... questo racconto, come un piano sequenza di un film neorealista mi ha portato nella casa di questi due forse innamorati che si incontrano al mattino - quando lei si sveglia ed esce per andare a lavoro - e la sera, quando lei rientra e lui scappa in fabbrica per il turno notturno.
Solo pochi sguardi, lievi abracci, parole sussurrate e un silenzio assordante che abita nella casa in cui queste due persone si alternano in un valzer di solitudini e frustrazioni, desiderio e assenza, abbracci e pensieri.
Ma in fondo... non è il destino di tutti gli sposi, di tutte le coppie? Questa profonda distanza che separa nonostante l'amore e il desiderio non è un destino comune? Alla fine è davvero possibile non essere solo? Ed è assolutamente provato che la solitudine sia tanto negativa?
mercoledì 16 aprile 2008
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