venerdì 23 maggio 2008

23 maggio 1992

23 Maggio 1992... era sabato pomeriggio.
Mio nonno, incerto nel suo mondo che da poco era diventato solo ombre, e affaticato, rosso in viso: «N'hanno ammazzatu n'atru... j'hanno fattu esplode' co' tutta la machina e ji quatrani della scorta... stea a rejì alla casa!».
Parlava della strage di Capaci. Avevo 12 anni ma quel momento me lo ricordo benissimo...
Credo di aver capito quel giorno cosa fosse il senso civico: mio nonno - sempre lui, 4 anni spesi nella campagna di Russia, e poi il dopoguerra, la Repubblica e 4 figli - era veramente addolorato, preoccupato, incredulo e poteva solo sentire i racconti dell’accaduto, le immagini non poteva distinguerle.

Oggi è il giorno del ricordo e, ancora, della rabbia e delle domande… sfoglio un giornale, batto su questi tasti e l’unica cosa che mi frulla in mente da questa mattina è una canzone che Franco Battiato ha pubblicato un anno prima delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio…
Eccola, un momento di commozione non ci farà male

Povera patria
(da "Come un cammello in una grondaia", 1991)

Povera patria!
Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.

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